Indy stavolta si troverà immerso nella risoluzione di uno dei più grandi e misteriosi enigmi che attanagliano tutt'ora l'archeologia: l'esistenza di Atlantide.
La sua ricerca lo porterà a visitare ogni angolo del mondo, svariando tra siti archeologici e foreste, ad incontrare e conoscere i personaggi più strani ed a combattere i suoni nemici di sempre... i nazisti. Starà a voi decidere come uscirne, se con la forza, con l'astuzia oppure... con una bella rossa!
E' il 1981 quando, nelle sale cinematografiche statunitensi, si affaccia timidamente
Raiders of the Lost Ark (mentre il classico "Indiana Jones and...", che contraddistingue ogni capitolo della saga, fu aggiunto solo in un secondo momento), pellicola che vede protagonista un ancor giovane
Harrison Ford nell'inedita mise di archeologo.
Steven Spielberg, unito per l'occasione ad un altro mostro sacro del cinema, quel
George Lucas che tutti, più o meno, conosciamo per la saga di
Star Wars, diede i natali ad una delle figure più carismatiche del genere action, vera e propria icona che da lì in poi sarebbe stata associata al nome avventura.
Indiana Jones, archeologo prima ed insegnante universitario poi, è sicuramente una figura poco usuale: dotato di innegabili qualità fisiche unite ad una battuta sempre pronta, l'eroe ha contribuito a stemperare i toni dell'immaginario comune che riconducono le professioni di archeologo (o storico in generale) ad un lavoro di ricerca, più profondo di quello del filologo, ma che, in ogni caso, non è proprio l'emblema del divertimento. Ai toni classici dell'avventura, quindi, condita da enigmi, esplorazioni, antiche maledizioni, si aggiunge il fondamentale ingrediente umoristico, che ha contribuito a generare una leggenda che, solo recentemente, ha avuto un sequel
Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, anche se purtroppo non ha soddisfatto ampiamente le aspettative del fan di tutto il globo. E come ogni media famoso, attorno al personaggio è stata creata una vasta rete di merchandising, alcuni decisamente poco riusciti (come la serie a fumetti degli anni '90), altri decisamente apprezzati. Uno di questi, appunto, è
Indiana Jones and the fate of Atlantis, avventura grafica del 1992 della LucasArts.
Per la prima volta (videoludicamente parlando), il buon Indie si ritrova impegnato in un'avventura tutta sua, che nulla ha da spartire con i precedenti cinematografici: Fate of Atlantis, infatti, è stato a lungo considerato come il vero, quarto capitolo della serie, in quanto, come vedremo, ha tutte le caratteristiche fondamentali delle versioni su celluloide. A collaborare sulla stesura della trama, infatti, troviamo
Hal Barwood e
Noah Falstein (entrambi visti recentemente nell'alquanto deludente
Mata Hari), che svolgono un ottimo lavoro: nessun buco di sceneggiatura, dialoghi esilaranti e scorrevoli, trovate "fanta-storiche" (la possibilità di leggere il dialogo perduto di Platone), in un lavoro che rende visibile la propria solidità e compiutezza senza alcun artificio. Dopo una rocambolesca presentazione (interattiva, espediente che purtroppo non è più stato ripreso dalla Lucas), che ci mostra le peripezie del dottor Jones all'interno del Barnett College, verrà ritrovata una statuetta al cui interno troverà posto una piccola perla: è il là per il classico tour intorno al mondo che, rispettando in pieno i canoni della saga, culminerà nel rinvenimento di un qualche oggetto (in questo caso, località ) avvolto dal mistero, fra mito e leggenda:
Atlantide. Senza indugiare troppo sulla trama, che dopotutto è il cuore del gioco stesso, è bene concentrarsi sul gameplay offerto da FoA.
Tramite la classica interfaccia
Scumm (che presenta, in basso a sinistra dello schermo, una serie di voci grazie alle quali è possibile interagire con l'ambiente circostante, mentre accanto troveranno posto gli oggetti dell'inventario), si affronterà una "classica" avventura in terza persona condita però, almeno per l'epoca (ma anche oggi è difficile trovare titoli che propongano una simile opportunità , almeno in quest'ambito), da un'importante novità . Archiviata, infatti, la fase iniziale dell'avventura, verrà data al giocatore l'opportunità di proseguire, limitatamente alla sezione centrale del gioco, in ben tre modi:
Azione, Squadra o Ingegno. Scegliendo la prima opzione, si potrà proseguire senza spremere più di tanto le meningi, facendosi strada con i pugni attraverso l'esercito di Hitler (i combattimenti, invero, sono molto blandi, e non richiedono mai abilità particolari per essere vinti: basta infatti utilizzare il mouse o, in alternativa, il tasto F della tastiera), rischiando però di perire nell'impresa (già , il gioco contempla la possibilità di appendere il cappello al chiodo per il nostro povero Indy); decidendo invece di usufruire della nostra arguzia si potrà affrontare una dose sostenuta di enigmi, alcuni dei quali piuttosto complicati; per finire, la modalità Squadra consente di ricevere l'aiuto dell'archeologa/medium Sophia Hapgood, risolvendo rompicapi leggermente più semplici rispetto all'espediente di cui si è parlato precedentemente. Una volta completato il tronco centrale del titolo, in ogni caso, il giocatore si troverà a dover visitare Atlantide. Anche qui, in quello che è forse un omaggio a Monkey Island, avremo una "mappa" con visuale dall'alto delle rovine concentriche, con annessa possibilità di incombere in qualche nemico lungo la strada. Presente,
last but non least, la possibilità di visionare finali differenti a seconda delle scelte intraprese nei frangenti finali dell'avventura.
Particolare menzione per le musiche d'accompagnamento:
Michael Land, Peter McConnell e
Clint Bajakian (sulle partiture di
John Williams, tornato nel 2008 ad operare sulla saga appunto nel Regno del Teschio di Cristallo) svolgono un ottimo lavoro di adattamento (di temi già esistenti), inserendo al tempo stesso motivetti orecchiabili che sfruttano a dovere l'hardware dell'epoca. Il gioco infatti, disponibile sia su floppy che su CD-Rom, offre anche la possibilità (attivata di default per la seconda versione) di udire tutti i dialoghi digitalizzati, che sfoggiano peraltro un ottimo doppiaggio. La domanda che potreste porvi ora è: come reperire il gioco? Nulla di più facile. Il titolo è infatti disponibile (per un prezzo di 3.99€) nel catalogo di
Steam, nella versione Cd-Rom, oppure gratuitamente su Wii all'interno del titolo
Indiana Jones and the Staff of Kings (tramite un cheat da inserire nella schermata di avvio del gioco).
Per molti versi, Fate of Atlantis è la
summa dell'arte Lucas, con il giusto bilanciamento fra classicità e innovazione, il tutto condito dall'inopinabile carisma del protagonista. Una pietra miliare che non deve mancare all'interno della carriera di ogni videogiocatore che ami definirsi tale.