La versione rimasterizzata di The Silent Age, avventura fantascientifica precedentemente uscita su dispositivi mobili in due atti. Impersonerete Joe, un addetto delle pulizie costretto a viaggiare tra il 1972 e il 2012 per scoprire i motivi dietro l'estinzione dell'umanità .
Joe, un inserviente delle pulizie di un’importante azienda appaltatrice della Difesa degli Stati Uniti d'America, si troverà , come sempre del tutto inconsapevolmente e in modo non richiesto, a dover fronteggiare questioni di Sicurezza Nazionale, di spionaggio e, perché no, l'estinzione del genere umano. Tra atmosfera, narrativa e un filo di nostalgia, vediamo di capire se questo gioco vale i soldi che costa.
Giocando, in particolar modo all'inizio, TSA mi ha fatto entrare in uno stato di riattivazione neuromnemonica del tutto peculiare. Non è tanto il fatto che questo giochino ricordi altri titoli del passato, ma è la trasversalità dei ricordi che riattiva ad essere particolare.
Innanzitutto, per la tematica, sembra di giocare a un vecchio gioco della
Delphine Software Cinematique, dato che questa storia parla di un inserviente e dei viaggi nel tempo (vi dice niente
Future Wars?) (ndSP c’è anche il rimando al finestrone), a cui aggiungiamo anche la grande intuizione dell'epoca della casa francese, ossia quegli sprite vettoriali in grado di generare tante animazioni senza sprecare preziosi kbyte sui nostri dischetti.
Lo stile dei personaggi ricorda tantissimo quel tipo di soluzione, non dettagliatissima e che lasciava alcuni aspetti all'immaginazione (vi dice niente
Cruise for a Corpse e
Another World?); di fatto, non so se volontariamente o meno, non fa però un lavoro di citazione esplicita, ma semplicemente dei rimandi costanti, portando a una soluzione che finisce per essere una via di mezzo tra
Zak McKraken della Lucas e
Operation Stealth senza cadere in un fastidioso plagio.
Questo è un gioco che inizialmente è stato concepito per il mobile e tutto sommato la cosa si percepisce, anche se nella versione remastered per PC hanno aggiunto il doppiaggio e hanno unificato il gioco che prima era diviso in 2 parti. La sua natura si coglie non solo dalla brevità , siamo circa sulle 8 ore giocando rilassati, ma anche dalla suddivisione, intelligente secondo il mio parere, in capitoli molto brevi di un'oretta circa ciascuno.
Il gioco si presenta inoltre come un'avventura ad esclusivo spostamento orizzontale, ricordando in parte il motore grafico di Ubisoft con il quale hanno realizzato Valiant Heart.
Possiamo quindi spostare il nostro personaggio solo a destra e a sinistra, raccogliere e usare oggetti che sono sul nostro asse, con a corredo dei layer visivi in primissimo e secondo piano che danno profondità e movimento alla scena. Uno stile peculiare che sto imparando ad apprezzare molto e che vedo ultimamente in grande uso, dai giochi più "action" alla Limbo o il recente Inside, a quelli più gestionali come The War of Nine o Fallout Shelter.
La narrazione, molto sintetica, è lasciata – sulla falsariga di quanto accadeva in Another World - agli eventi, alle situazioni e alle azioni svolte durante il gioco, anche se tra una serie di enigmi e l’altra troviamo dei brevi dialoghi tra i diversi personaggi. In ogni caso la storia è interessante, ma è il gioco a essere "avvincente" nonostante la trama sia basica in quanto , se escludiamo un colpo di scena anch’esso telefonato – non può essere certo definita il top dell'originalità .
In pratica nessun colpo di genio o capolavoro da questo punto di vista, ma il fatto che ci sia da giocare, da interagire e che la storia sia guidata dal gameplay piuttosto che il contrario, concede diversi punti a favore di quest’opera che altrimenti potrebbe quasi passare inosservata. Carina infine la meccanica del viaggio temporale, dato che è proprio questo continuo spostarsi nel tempo che ci aiuta a risolvere gli enigmi, con un meccanismo che forse riporta anche esso a cose già viste ma in modo molto più smart, rapido, intuitivo.
Ok questa è la suprema domanda e anche in questo caso si vede la natura mobile del gioco. Non esistono infatti due pulsanti come capita in tante altre avventure grafiche, uno per analizzare e uno per interagire, ma è possibile utilizzare un solo click, laddove è il gioco che ci dice di cosa si tratta e contemporaneamente, quando possibile, anche interagire.
Questa è una scelta da touch chiaramente ma che non infastidisce nemmeno in versione mouse perchè è corerente con lo stile minimal del gioco che si basa più sull'atmosfera che sulla meccanica avanzata. In buona sostanza si finisce per raccogliere un oggetto e trovare il modo di usarlo. Non esiste la combinazione tra oggetti dell'inventario. SI tratta solo di capire e intuire quello che bisogna fare esplorando gli ambienti, molto ristretti e con poche location per capitolo, quindi alla fine, a meno che non ci sfugga qualcosa che proprio non la vediamo, si finisce comunque per risolvere gli enigmi. Da questo punto di vista un avventuriero esperto potrebbe storcere la bocca, ma una persona attratta dall'atmosfera e dallo stile del gioco potrebbe soprassedere alla cosa o una persona meno esperta finirà per sentirsi gratificata da questo lavoro che comunque richiede una certa logica.
Come dicevamo, essendo il gioco suddiviso in capitoli ed essendo ognuno di questi un mondo chiuso senza la possibilità di andare in altri ambienti, ogni situazione è del tutto contestuale al luogo dove ci si trova.
Ci sono anche delle trovate carine ma nulla di assolutamente esotico, non ci sono enigmi improponibili o che, per far ridere, in realtà non hanno alcun senso. L'unica vera peculiarità sta nel fatto che per superare un ostacolo, bisogna trovare qualcosa che sia nei dintorni o nelle stesse location, ma in un tempo differente. Avremo infatti un unico oggetto sempre nell'inventario ovvero un dispositivo portatile per il viaggio nel tempo che periodicamente si scarica e ha bisogno della luce solare per poter essere ricaricato.
Nella maggior parte del tempo è quindi funzionante ma in determinate situazioni – previste dal gioco - è disattivato, quindi anche farlo caricare diventa una sorta di enigma che va risolto, anche se enigma è probabilmente un termine inappropriato.
Se si rimane bloccati si deve avere la pazienza di fare attenzione agli ambienti in entrambe le dimensioni temporali. Ad esempio, per trovare un oggetto in una stanza allagata, bisognerà aprire una valvola da un'altra parte, ma per arrivare da quell'altra parte dovremmo saltare nel tempo. Alla fine diventa tutto molto intuitivo, fin dalle prime battute.
Ve lo confesso, a me la pixelart mi ha un po’stufato. La trovo pretestuosa, fastidiosa e, soprattutto, è più una moda che spesso copre mancanze dal punto di vista tecnico; quanto fatto in The Silent Age, e che viene fatto in tanti altri giochi dove si usa le siluette, è non utilizzare ulteriori pretesti ma limitarsi alle proprie risorse creative ed economiche creando qualcosa che sia bello da vedere; qualcosa che abbia un proprio stile e che non debba per forza riportarmi alla mente l'era ad 8bit, affascinante, ma che oggi puzza quasi di ridicolo.
Il richiamo, come già detto, è quello della grafica vettoriale di un tempo, ma con le risoluzioni odierne e questo ha un suo senso di essere. Il gioco non ha una grafica tripla A e non ha particolari innovazioni, ma punta molto sull'atmosfera e, secondo me, è l’aspetto che funziona meglio, in modo particolare quando si viaggia avanti nel tempo in un mondo devastato e abbandonato dove il senso di "silenzio" e di morte è palpabile anche senza elementi splatter, zombie o persone coi funghi in testa.
Semplicemente il silenzio e la solitudine funzionano, anche grazie ad un background sonoro degno, che non spicca particolarmente illuminandosi d'immenso, ma fa il suo dovere. Questo gioco ha un titolo azzeccato richiamando proprio questo senso di silenzio e solitudine che ci pervade in talune occasioni. Bello.
Semplicemente The Silent Age non eccelle in niente in particolare. Non è l'innovazione, non è l'originalità , non è la grafica, non è il gameplay a dirci "dai, giochiamolo". Ma è l'atmosfera, la semplicità minimale nell'insieme, senza troppe sovrastrutture tipiche di titoli che durano decine di ore portandoti a rifare mille cose sempre uguali.
La storia è carina, il personaggio in qualche modo lo facciamo nostro, non ci sono momenti di frustrazione veri e propri, è divertente cimentarsi col tempo anche se non si hanno effetti specifici tra cose fatte nel passato e nel futuro.
The Sillent Age è un gioco che scorre come l'acqua, ti prende, ti incuriosisce, ti spinge a scoprire nuovi ambienti, nuovi aspetti della trama, a capire che storia un’ambientazione può raccontare o cosa ci sia dietro ad un cadavere oramai ridotto a polverose ossa. È un gioco che ti porta dalla normalità alla fine del tempo senza fare salti mortali, effetti ultracolorati o altro.
Non va da se, lo devi accompagnare ma alla fine ti fa compagnia per ore di gioco che appassionano senza troppi alti né bassi. Insomma a me è piaciuto e sono felice di averlo scoperto: spero sia lo stesso anche per voi.