Dal profondo delle foreste sino al tetto del mondo giunse una leggenda: quella di un bambino smarrito che non conosceva la paura... di una spada spezzata che egli doveva forgiare nuovamente... del suo combattimento contro un drago. Custode di un anello del potere di cui egli un giorno sarebbe diventato depositario. Scoprite l'epopea di Sigfrido, di come sconfisse i giganti, sfidò i potenti, conquistò l'amore della valchiria e causò, con la sua caduta, il crepuscolo degli dei.
È bello vedere che non solo nei film che hanno avuto fortuna o successo c’è la possibilità di assistere a un seguito: Ring ne è un esempio lampante e il sequel pur uscendo solo dopo 4 anni di attesa (nel 2002 grazie alla Arxel Tribe) non poteva mancare di arrivare sui nostri monitor. Sarà riuscito a bissare il successo del primo più che dignitoso titolo?
In questo secondo episodio sarete chiamati a vestire i panni di Siegfried figlio di Siegmund, dio campione morto per mano di Wotan e Sieglinde, la valchiria morta dandovi alla luce nella foresta nera dove per castigo era stata mandata in esilio dal padre. Ora, come ultimo discendente della stirpe dei Welsunghi tornerete per reclamare quello che è stato di vostro padre e vi spetta di diritto. Il primo Ring parlava di sentimenti, di amore, di potere, di avidità , di rinuncia, di sacrificio, di redenzione. In Ring 2, invece, si parla della vita, dal tempo della fanciullezza dove è necessario crescere, imparare, apprendere, a quello della giovinezza, dove è necessario ottenere il coraggio, il rispetto, quando si diventa adulti e si cerca l’amore, la vita e quando si muore per tradimento, per sacrificio o certo, perché no anche per amore.
Grandi, grandissime sono le novità introdotte, possiamo anche parlare di una rivoluzione completa: i 4 anni di differenza si fanno sentire e graficamente c’è stato un grosso miglioramento. Non più grafica e filmati pixellosi ma materiale molto più bello e dettagliato, mosso da un motore denominato CINERGY, con personaggi in 3D su sfondi pre-renderizzati ad alta definizione per creare delle locazioni molto fantasiose e caratteristiche per un titolo molto suggestivo. Anche se a dir la verità gli anni sul groppone cominciano a non essere neanche così pochi.
Ma le news non terminano qua: c'è stato un cambio completo anche dell’impostazione di gioco e dell’interfaccia. Si è passati dalla visuale in soggettiva a 360° a una visuale in terza persona più consona e preferita agli amanti delle avventure grafiche. Qualche parola in più la devo spendere per l’interfaccia: in questo caso ci troviamo di fronte a un rivoluzionario quanto faticoso mix tra mouse e tastiera, i movimenti si controllano tramite i tasti cursore, mentre per correre, saltare, sguainare la spada (non preoccupatevi niente combattimenti) o interagire sarà necessario usare i tasti shift, ctrl, backspace e invio. Purtroppo questa configurazione non può essere modificata e per chi non è abituato il tutto risulterà scomodo. Le note dolenti iniziano quando entra in funzione il mouse: se durante il gioco passate davanti a un posto dove potete interagire (tasto invio) la visuale cambierà in soggettiva permettendovi di usare il mouse per esaminare la locazione. Ora, provate a immaginare quante volte abbia dovuto spostare le mani dalla tastiera al mouse per potere effettuare questa operazione? A mio parere tutto il gioco con qualche accortezza si sarebbe potuto giocare completamente con il fido topolino.
Le icone dell’interfaccia si rifanno molto a quelle del vecchio Ring: quando controllerete il vostro personaggio con la tastiera e passerete vicino a una locazione da esaminare apparirà un icona a forma di rombo sulla parte in alto a sinistra per avvisarvi, mentre per quanto riguarda il mouse per qualsiasi cosa facciate le icone prenderanno la forma di un triangolo (può essere rivolto in alto, in basso, a destra o sinistra) con una piccola pallina che ci gira intorno. L’inventario di fatto non esiste o per meglio dire c’è ma non può contenere più di un oggetto al suo interno (a parte la spada). Può capitare di avere anche più di 3 oggetti da gestire in ogni locazione ma li potete usare solo uno alla volta e nel caso vi serva di combinarli basta trovare il secondo che vi serve (logicamente dovete avere raccolto il primo).
Visto che in precedenza si parlava di scomodità , un’altra cosa che non ho capito è il motivo per cui ogni volta che si fa partire questo Ring 2 invece di ritrovarsi nella schermata del menù ci si deve sorbire il filmato di introduzione seguito poi dall’avvio del gioco nella fucina. Tutte le volte si è costretti a premere il tasto F1 per caricare una partita precedentemente salvata, ma era così difficile passare prima dal menù? Comunque le voci opzionabili sono le solite: caricare, salvare, continuare o leggere la storia mentre la state completando, mentre le opzioni sono pochissime e si limitano al volume del sonoro, dei dialoghi e all’attivazione dei sottotitoli. Purtroppo a livello grafico non si può selezionare nulla e ci si deve accontentare di quello che i programmatori hanno predefinito. Gli effetti ambientali e le musiche non sono nulla di speciale e si assestano sulla sufficienza, possiamo pure dire senza infamia e senza lode, mentre il parlato è supportato da un buon doppiaggio.
Gli enigmi sono in genere facili e di vario genere e complice una modalità di gioco dinamica che mescola arcade e azione ci si ritrova di fronte a qualcosa di diverso. Oltre ai soliti puzzle in stile Myst e i soliti oggetti da usare o combinare ci saranno sezioni dove bisogna nascondersi dalle guardie, dove dovete evitare delle trappole o dove sarete chiamati a saltare precipizi o vuoti sotto di voi. Sicuramente i puristi delle avventure grafiche storceranno il naso, ma devo dire che ho trovato queste sezioni interessanti e un piacevole diversivo alla solita routine, anche se purtroppo si può morire.
Ring 2 è un gioco non difficile ma che bisogna capire, nonostante non sia molto longevo (6 ore al massimo) e onestamente forse un poco frettoloso riesce a fare la sua bella figura e non sfigurare più di tanto nei confronti del suo predecessore, anche se rimane su un gradino inferiore.