Nell'ombra della Guerra Fredda, Fenton Paddock si ritrova ad affrontare la lotta piĂą dura della sua vita. Mentre le tensioni tra le superpotenze minacciano di distruggere il mondo, il soldato britannico deve salvare la sua famiglia che è stato catturata da dei potenti nemici. Questa avventura conduce Fenton ben al di lĂ della cortina di ferro, portandolo in un luogo inesplorato e misterioso. Egli deve affrontare finalmente i poteri oscuri del suo passato e imparare cosa vuol dire assumersi le proprie responsabilitĂ
L’inizio di Lost Horizon 2 è di quelli che non ti aspetti: dopo i primi 5 minuti di introduzione giocabile, l’omino che comandiamo muore. Ma il gioco non finisce, tranquilli! Per fortuna. O purtroppo. Già , Lost Horizon 2 può suscitare pareri contrastanti, come è possibile vedere fin dai suoi primi istanti, ma è meglio procedere con ordine.
Terminata la sequenza di apertura, con i soliti bulli nazisti che la fanno da padrone, ci troviamo 14 anni dopo, nel 1956, in un deserto in Egitto, in sella ad un cammello con un tizio col turbante di fianco a noi. Ma noi chi? Fenton Paddock, ovviamente! Certo, un po’ invecchiato rispetto alla sua ultima avventura di 20 anni prima in
Lost Horizon, con la faccia meno PewDiePie del 1936, ma sempre in gran forma, con i suoi vestiti alla Nathan Drake e lo sguardo da Henry Jones (il papĂ di Indy) senza calvizie. Qui dovrĂ affrontare una missione non ben chiara, che prenderĂ una piega inaspettata quando scoprirĂ che sua figlia Gwen, avuta con la protagonista della precedente avventura Kim, si trova in pericolo.
Il gioco riprende lo schema del suo predecessore, ovvero un punta e clicca in terza persona, ma stavolta il tasto sinistro del mouse fa tutto (anche se si può giocare con un joypad o con i tasti wasd per muoverci); cliccando su un oggetto evidenziato sullo schermo (hotspot), il nostro protagonista - dotato di una intelligenza artificiale fuori dal comune- , deciderà così se guardarlo, raccoglierlo, annusarlo o abbaiarci contro, e un comodo BEEP ci avviserà quando si utilizzano gli oggetti dell’inventario nel posto sbagliato. Modalità che funziona anche con i personaggi presenti nel gioco: cliccandoci sopra Fenton, se ne avrà voglia, ci parlerà addirittura insieme. Peccato che le frasi le decida lui, dato che il suo QI è superiore a quello di qualsiasi giocatore lo comandi. A priori. E questo anche se la risoluzione degli enigmi non si basa molto (quasi mai?) sui dialoghi, pur essendo un’avventura grafica…
Il tasto destro del mouse è invece utilizzato per esaminare gli oggetti dell’inventario e tornerà utile parecchie volte per scoprire particolari non riscontrati nel primo approccio o per leggere documenti; se utilizzato fuori dall’inventario, consente poi di evidenziare tutte le zone sensibili, nel caso in cui ci fosse sfuggito qualcosa.
C’è da dire che dal punto di vista grafico, LH2 è davvero fatto bene, una vera delizia per gli occhi (tralasciando alcuni pezzi “top-down” un po’ fuori luogo col resto dei fondali), con locations piuttosto piccole, ma dalla resa eccellente. L’atmosfera, poi, è resa ancora migliore dalle musiche di sottofondo, sempre azzeccate e mai monotone o fastidiose, e da effetti sonori di buon livello.
Anche il doppiaggio in inglese è più che buono, con accenti delle varie nazionalità dei personaggi; ad esempio, ogni volta che parla Anna, un altro personaggio che si potrà comandare durante il gioco, potrete sentire una cadenza da “guten tag”. Molto caratteristico, anzichenò.
Purtroppo le localizzazioni disponibili sono solo due, inglese e tedesco. E’ pur vero che un buon avventuriero (e google translator) non si sconforta davanti a ciò, ma questa piccola mancanza potrebbe compromettere in parte la comprensione della storia o la capacità nel risolvere gli enigmi.
La storia, infatti, prende subito dalle prime battute: ci sono scene d’azione, segreti da scoprire, una narrazione non noiosa o prolissa e degli enigmi molto belli da risolvere; la loro risoluzione soddisfa nell’anima e si vorrebbe urlare al mondo: “So come alzare il tombino senza la maniglia e l’ho scoperto da solo!” (però non ci sono tombini senza maniglia in questo gioco, facevo un esempio a caso per non spoilerare!).
E per quelli meno audaci, ci sono delle dettagliatissime istruzioni di come superare la parte del gioco in cui ci si trova. Esatto, all’interno di un menù c’è la soluzione completa, proprio per veri noob. Attenzione che se magari in certi punti potrebbe tornare comoda (chi ha voglia di andare a tentativi per un minigioco in cui bisogna girare delle leve nella giusta sequenza?) il suo utilizzo penalizza parecchio la longevità , di per sé non molto lunga; personalmente, ad esempio, l’ho finito in 5-6 ore, usando le soluzioni un paio di volte sui minigiochi poc’anzi citati.
Passiamo ora agli aspetti negativi. Già , perché fino ad adesso ho detto illustrato cose positive, non si era capito?
Partiamo da una cosa di poco conto: girare maniglie, valvole o spostare oggetti deve essere fatto trascinando col mouse questi oggetti nella direzione in cui li si vuole utilizzare. Che di per sé non è neppure una brutta idea… se il gioco fosse un drag and drop (trascina e lascia). Poi, giusto per dovere di completezza, c’è ache una sequenza in QTE che sembra quasi buttata lì, in cui bisogna cliccare sulla freccia che compare al momento giusto (una specie di Dragon’s lair riuscito male).
Le animazioni più complicate (salire le scale, lanciare oggetti, ruttare, saltellare su un piede solo) e le cutscene (gli intermezzi animati) sono poi tutte spezzoni separati dal gioco (nel primo LH erano nella scena in cui si svolgeva l’azione). Peccato che cambi anche la qualità e la risoluzione della grafica, tanto che sembrano fatti con un altro programma (diverso da Unity 3d 5) e infilati nel gioco come video non paragonabili nemmeno alle animazioni del “vecchio” LH del 2010.
Altra cosa che lascia perplessi, i personaggi non vanno mai (mai!) in bagno. Non esistono bagni in questo adventure! Oltraggioso! E se cerchi di andarci, ecco che saltano fuori i bug. Alcuni divertenti (vedere Paddock che corre stando fermo sul posto come fosse su un tapis-roulant o Anna che cammina senza muovere le gambe, quasi fluttuando nell’aria), alcuni meno simpatici, soprattutto se non si è salvata la partita nelle immediate vicinanze (una volta sono caduto nel pavimento e la camera inquadrava il muro, senza possibilità di fare altro, mentre in un’altra occasione non sono riuscito a superare una passerella perché Paddock si rifiutava picchiando i piedi per terra e urlando “Di lì io non ci passo!”).
Le interazioni con gli altri personaggi presenti nel gioco, come accennavo inizialmente, sono poche e solo in alcuni dialoghi si potrà scegliere la frase da pronunciare. Ma è solo da contorno, in quanto le scelte non sono per niente vaste (o spiritose) e i dialoghi non hanno delle ramificazioni dove scegliere quella giusta farà la differenza. Basta cliccare su tutte le opzioni disponibili per proseguire.
Infine Paddock sembra essersi un po’ rammollito. Forse diventare padre l’ha messo di fronte a troppe responsabilità , d’accordo… ma rispetto all’ironia che c’era in ogni sua frase in LH1, qui sembra un’altra persona! Il giovane Fenton si contraddistingueva per il suo humor in ogni tipo di occasione, sia essa pericolosissima (ricordo una frase che si poteva scegliere quando lo catturano all’inizio i cattivoni di turno della triade cinese: “Dietro di te! C’è un dragone a tre teste!”) sia essa romantica (con Kim, la moglie ed ex compagna di avventure). Qui lo troviamo solo a fare il padre premuroso e la frase più divertente che dice è quando usa il coltello da qualche parte: “I can use the knife to pierce, cut, scratch, slit, chop, saw…” (Posso usare il coltello per bucare, tagliare, graffiare, spaccare, triturare, segare…), finendo la frase aggiungendo l’azione che sta svolgendo.
Concludendo, Lost Horizon 2 è un’avventura godibile e, almeno per la prima parte, l’ho giocata molto volentieri. Certo, da un nome come
Animation Arts (autori anche della bella
serie di Secret Files) non ti aspetti certi errori e una qualitĂ medio-scarsa a livello di gameplay.
Alzano il voto la grafica, che ti fa venire voglia di vedere il livello successivo, e gli enigmi, che sembra ti parlino dicendo “vediamo se sei all’altezza”, uniti ad una storia tutto sommato gradevole. Se però vi aspettate di trovare un degno successore al primo Lost Horizon, cascate male.
L’impressione è infatti quella di un’avventura fatta quasi di corsa, forse per mancanza di risorse in termini di persone o di soldi, forse perché si puntava sulla popolarità del titolo, sufficiente per attirare i vecchi fan. E anche chiudendo un occhio sulle magagne di programmazione, manca qualcosa per renderlo il vero Lost Horizon 2. Peccato, davvero peccato.