Impersoneremo Eto che nel lontano ‘500, appena diciottenne, giunge alla villa del Maestro Pan per essere iniziato alla via della saggezza. Anziché essere il mentore severo ma responsabile che Eto all’inizio credeva che fosse, Pan è piuttosto dispotico. Dopo tanto tempo Pan decide di lasciare momentaneamente la villa per partecipare ad un convegno su “L’Amore e la Magiaâ€. E’ venuto finalmente il momento che Eto ha sempre sperato che arrivasse, adesso potrà scoprire i segreti della saggezza del Maestro, è venuto il momento di sfidarlo e di scacciarlo via per sempre.
E’ doverosa una piccola premessa. Il gioco uscì nel 1994 su tre floppy, ma prima che qualche incallito avventuriero divorato dalla curiosità ammorbante si metta sulle sue tracce per scovarlo in versione per PC dovrà sapere che non lo troverà mai. Infatti, per strano che possa sembrare, il gioco è stato sviluppato solo per Macintosh, quindi potrete giocarci solo se disponete di un vero Macintosh oppure, in ambiente Windows, di un apposito emulatore.
In questa avventura targata Dedalomedia impersoneremo Eto che nel lontano ‘500, appena diciottenne, giunge alla villa del Maestro Pan per essere iniziato alla via della saggezza. Anziché essere il mentore severo ma responsabile che Eto all’inizio credeva che fosse, Pan è piuttosto dispotico e riduce la vita dell’apprendista a quella di mero governante e gli impartisce l’ordine di non toccare assolutamente niente in giro per la villa: dai numerosissimi libri alle preziose opere d’arte, fino anche alle cibarie della cucina. Dopo tanto tempo Pan decide di lasciare momentaneamente la villa per partecipare ad un convegno su “L’Amore e la Magiaâ€. E’ venuto finalmente il momento che Eto ha sempre sperato che arrivasse, adesso potrà scoprire i segreti della saggezza del Maestro, è venuto il momento di sfidarlo e di scacciarlo via per sempre.
Sulla grafica possiamo affermare che il gioco è composto, sulla scia della rivoluzione operata dal coetaneo Myst, da immagini statiche e l’illusione del movimento è data dal passaggio da un’immagine ad un’altra come a simulare i passi di Eto, che ovviamente non vedremo mai. Per essere un gioco del 1994 la grafica è più che dignitosa, anche se non dobbiamo scordare che il Macintosh era più evoluto sotto questo aspetto, come anche per il sonoro, che non il PC. Ovviamente si gioca in 256 colori ma sono abilmente utilizzati tanto da non notare un’eccessiva povertà nella resa qualitativa delle immagini: dai marmi alle vedute d’esterno, dagli oggetti agli esseri umani (e non), tutto è riprodotto con scrupolosità ed attenzione per i particolari. Le animazioni non esistono ed è un peccato considerato che all’epoca Quicktime (uno a caso) era già largamente usato; l’aggiunta delle animazioni avrebbe sicuramente avuto un effetto positivo sulla resa atmosferica del gioco. Comunque le immagini funzionano molto bene anche da sole.
Anche il comparto audio non lascia niente a desiderare (se non una colonna sonora un po’ più varia). I suoni, per pochi che sono, risultano essere appropriati al contesto e di ottima qualità . Per quanto riguarda la musica, come ho già detto, è piuttosto ripetitiva e non toglie niente all’atmosfera globale del gioco se disattivata. Una nota negativa va data all’uso di un suono di campanello ogni volta che avviene un cambio di locazione o effettuata qualsiasi azione, questo, devo ammetterlo, alla lunga è terribilmente fastidioso, specialmente quando si è costretti ai lunghi giri a vuoto che questo gioco ci propina di tanto in tanto.
Per quanto concerne gli enigmi, Evocation si discosta da Myst: non ci sono macchinari da attivare e poche combinazioni da inserire, sotto questo punto di vista l’impostazione degli enigmi è il classico raccogli-usa degli oggetti trovati in giro qua e la. Spesso, nel corso dell’avventura, assisteremo ad alcune visioni nelle quali incontreremo grandi filosofi o sapienti di tutte le epoche che a nostra domanda risponderanno con arguti indovinelli. A dire la verità il gioco è parco di informazioni, la difficoltà della risoluzione sta tutta qui, nel sapere cosa fare, tanto che non di rado ci troviamo a risolvere inaspettatamente qualche enigma proprio dopo averle “provate tutteâ€, in definitiva un po’ a casaccio. Intendiamoci è affatto logico, una volta risolto un enigma non ci si trova ad esclamare “E questo che c’entra?â€, ma è solo questione di fortuna risolvere qualche enigma proprio perché il gioco non da indizi. Sicuramente non è un gioco che si finisce in un paio di giorni.
L’interfaccia non è delle più agevoli: disponiamo di cinque icone nella parte alta dello schermo, quelle sono le azioni possibili. Possiamo esaminare, prendere o lasciare un oggetto, aprire, parlare ed utilizzare. Le azioni avvengono tramite il trascinamento dell’oggetto che ci interessa su una delle icone in alto. Il puntatore del mouse è la classica manina con l’indice puntato (stranamente) verso il basso. Nell’angolo in alto a sinistra della schermata, in corrispondenza di una sferettina c’è il menù delle opzioni, qui possiamo disattivare la musica, il sonoro ed alcuni effetti grafici. Non esiste il salvataggio né il caricamento di una partita perché all’uscita del gioco viene salvato automaticamente lo stato e si ricomincia esattamente da lì. In basso, nell’angolo a sinistra, si accede all’inventario, anche questo molto scomodo perché le icone degli oggetti raccolti si sovrappongono l’una sull’altra se non viene premuto un pulsantino a forma di griglia, questo dispone gli oggetti in maniera ordinata. Nell’angolo di destra si apre la mappa: questa è molto utile perché nel gioco possiamo solo avanzare col solo utilizzo del puntatore e non possiamo tornare indietro né voltarci (anche in questo è decisamente diverso da Myst). Tramite la mappa si ha una veduta stilizzata in prospettiva della stanza in cui siamo e si vedono le rispettive entrate contrassegnate da frecce rosse, cliccando su di esse si può tornare indietro o al limite avanzare. In realtà anche l’uso della mappa non risulta dei più agevoli, perché consente di perdere locazioni importanti per il semplice fatto che esse si trovino alle nostre spalle (!), senza contare che non potremmo accedervi senza l’ausilio di questa sottospecie di “navigatoreâ€, mah… Forse per giustificarne l’esistenza, gli sviluppatori hanno pensato di far figurare la mappa come uno strumento che dà una panoramica d’ambiente, quindi cliccando sulla mappa Eto descriverà cosa vede nella stanza in cui si trova.
Sicuramente Evocation è un gioco che presenta aspetti originali nella trama (l’originalità in questo senso ha sempre contraddistinto la Dedalomedia, basti pensare a Blindness), con una grafica ben fatta ma in definitiva il gioco non è completamente riuscito, o ben progettato, sotto molti aspetti che minano la gradevolezza della giocabilità . Da segnalare una forte autoironia degli sviluppatori e le divertenti battute di Eto quando gli imponiamo di fare qualcosa di inusuale o quando parla del Maestro. Di fatto, questa è l’opera prima della mitica software house italiana ed è soprattutto un “embrione†(diciamo così, va) di quello che poi sarà ampliato ed approfondito con i due capitoli successivi, ciò non toglie che possa piacere, proprio perché è un gioco un po’ a se stante: ha elementi appartenenti a molti sottogeneri dell’avventura grafica pur non appartenendo a nessuno di questi. E’ da provare soprattutto a scopo documentativo, per avere un’esperienza della sempre sottovalutata storia della produzione videoludica del Bel Paese e, perché no, anche a scopo didattico.