Spin-off di Edna & Harvey incentrato sulle avventure del coniglio di peluche parlante e Lilli, ragazzina che vive e studia in un convento ma che nasconde un misterioso segreto.
Sono passati più di 4 anni dal debutto dei
Daedalic come sviluppatore e la saga di
Edna & Harvey rappresentò il loro manifesto di presentazione al pubblico; nato come progetto universitario dalla penna di
Poki & Renè (pseudonimo della coppia
Jean-Müller Michaelis e
Renè Arnhaus), il primo episodio, noto in Italia col sottotitolo
la Grande Fuga, seppur molto ambizioso per la quantità di contenuti, era però foriero di una certa inesperienza specialmente nella gestione dell’engine.
Il tempo è passato inesorabile e la
Daedalic Entertainment è ora un nome affermato nel campo dei punta e clicca. A causa di ritardi nella localizzazione del primo episodio in lingua inglese, il primo titolo è oltretutto ancora piuttosto fresco per il pubblico anglofono; il momento sembra perciò propizio per riprendere il brand e dare una lucidatina agli ingranaggi.
Harvey’s New Eyes è un sequel diretto del primo episodio, ma gli eventi principali del primo capitolo sono richiamati solo tramite allusioni, permettendo anche ai nuovi utenti della serie di giocarli entrambi nell’ordine che si preferisce. I piani della
Grande Fuga di Edna sembrano pressoché falliti; il gioco apre il sipario e ci trasporta in un piccolo orfanotrofio monacale, ove disciplina e obbedienza stretta regnano sovrani. Se la scelta più scontata consisterebbe nel continuare a seguire le vicende di Edna, alla quale è prevedibile che l’edificio stia stretto dopo aver passato l’intero primo episodio a scappare da un manicomio,
New Eyes preferisce fare una scelta diversa affidando il controllo del giocatore alla sua amica Lilli, un’obbediente fanciulla con le treccine bionde.
Sebbene Lilli non spiccichi parola neanche a pagarla, grazie al commento di una voce fuori campo è comunque possibile prendere parte ai suoi deliranti ragionamenti; un universo mentale slegato da quello reale, i cui accadimenti sono filtrati ed edulcorati dalla sua visione distorta: bullismo, sotterfugi e persino incidenti mortali si trasformano in dolcezze e carinerie nei suoi confronti. Questo apparente dualismo è la base di un umorismo macabro, puntualmente sottolineato dai commenti del narratore, e che Lilli si troverà ad affrontare fisicamente nel prosieguo della storia.
Ci sono avventure che pompano al massimo i valori di produzione di ognuna delle proprie componenti in modo da offrire al giocatore l’esperienza più densa possibile.
Harvey’s New Eyes, tuttavia, non fa propria questa filosofia; preferisce invece concentrarsi sull’offerta di un’esperienza longeva (12-15 ore) al costo di contenere le spese di grafica e sonoro.
Per la struttura dell’interfaccia, il gioco fa uso di molte convenzioni moderne: rivelatore di hotspot e nessun menu contestuale. La maggior parte degli enigmi è di gestione dell’inventario, la difficoltà è ben bilanciata, gli ambienti sono sufficientemente aperti e permettono di risolvere molte situazioni in parallelo. Devo ammettere che un paio di volte, specie quando si deve consegnare uno specifico oggetto ad un personaggio, la soluzione mi è sembrata leggermente esoterica; l’inventario tende tuttavia a svuotarsi in fretta e in casi estremi si può lavorare facilmente per esclusione. Specie nel primo atto, forse la sezione più estesa, il ritmo di avanzamento di trama ed enigmi è ben sostenuto, dimostrazione dell’efficacia e forse di un leggero abuso della
regola del 3 (la classica suddivisione delle missioni in tre percorsi non intersecantesi).
Altri puzzle sono invece più vicini all’enigmistica, ispirati ad esempio ai sudoku e ai sillogismi aristotelici, non necessariamente fuori contesto, ma che è comunque possibile saltare a piè pari nel caso non siano di vostro gradimento. É stata anche introdotta una nuova meccanica di gioco, consistente in un sistema di divieti. Nel corso del gioco è possibile difatti accedere in un universo che rappresenta il blocco ipnotico di Lilli e liberarsi da un certo vincolo che la costringe a seguire i dettami dell’orfanotrofio; Lilli può poi decidere quale regola trasgredire in base alle sue esigenze. Questo meccanismo, interessante e non pienamente sfruttato, non è privo di inconvenienti; prima di tutto, le intrusioni del coniglietto Harvey come reminder delle azioni proibite annoiano quasi quanto
Clippy (la graffetta umanoide di assistenza delle vecchie versioni di
Word). Secondariamente, le visite nel subconscio di Lilli sono molto frequenti durante il secondo capitolo e, anche a causa della loro brevità , spezzano il ritmo della narrazione; d’altro canto, esse sono più estese e giustificate nelle parti finali del gioco e permettono di arricchire il panorama umoristico con una gradita ambientazione surreale.
Riguardo l’engine, per quanto ne
la Grande Fuga fosse affascinante l’utilizzo dello
SCUMM, la lentezza esasperante di quest’ultimo rendono il passaggio al
Visionaire (l’engine usato da quasi tutte le avventure sviluppate da
Daedalic) un vero toccasana, che rende l’esperienza estremamente più fluida; sebbene abbia riscontrato un paio di piccoli glitch grafici (che probabilmente potrebbero essere stati già risolti da una delle numerose patch che venivano distribuite durante il periodo di anteprima per la stampa), la gestione dei controlli e dei tempi di caricamento in
New Eyes è più che soddisfacente. Ho inoltre apprezzato la scelta, a favore di un copione più immediato, di rinunciare ad inserire una risposta diversa per ogni interazione; l’idea di fondo, pur buona, nel primo episodio aveva difatti avuto solo l’effetto di allungare il brodo senza aggiungere qualità ai dialoghi, impallidendo di fronte ad altri tentativi del genere meglio riusciti, quali
Time gentlemen, Please!.
Anche il doppiaggio si assesta finalmente su buoni livelli; se la
Daedalic è stata criticata in passato per una scelta non troppo felice della voce del protagonista (caso emblematico fu l’interprete inglese di Sadwick in
The Whispered World), stavolta taglia la testa al toro propinandoci una protagonista pressoché muta, ma ampiamente compensata dall’abilità del narratore, che, coadiuvato da una sceneggiatura di ruolo opinabilmente ineguagliata nella storia videoludica, ha strappato numerose risate al sottoscritto.
La grafica è ispirata all’animazione americana (ricorda vagamente
Ed, Edd & Eddy su
Cartoon Network), uno stile quasi scarabocchiato, ma non senza un suo fascino, con una sufficiente accuratezza nella scelta delle tonalità , nelle ombreggiature e persino nelle animazioni, tradizionalmente il punto debole dei giochi Daedalic; bocciati invece musica e effetti sonori, anonimi e spesso del tutto assenti, al di sotto delle attese di una produzione professionale. Altra nota negativa è la scelta poco coraggiosa di inserire finali multipli; se per come si è svolta la trama uno di essi ha senso, gli altri sembrano quasi aggiunti in fretta e furia e rischiano di lasciare l’utente con l’amaro in bocca nel caso di una scelta più infausta; oltretutto è evidente sin da subito cha la saga non è progettata per ospitare finali multipli, dato che solo uno di quelli della
Grande Fuga viene considerato canonico nell’incipit di
Harvey’s New Eyes.
L’avventura presenta anche un ricco cast di personaggi senza qualche rotella e seppure la presenza di alcuni di essa sia per così dire effimera, nessuno sembra fuori posto; l’universo di Lilli è ricco e mutevole, l’attenzione e la sorpresa del giocatore è sempre tenuta alta, la gag sempre dietro l’angolo. Edna & Harvey riesce nella difficile sfida di riproporre le ambientazioni della saga di
Maniac Mansion/
Day of The Tentacle conservando una propria identità ; non si limita soltanto a trasportarvi in un mondo di matti, ma mette anche alla prova la vostra stessa sanità mentale.
Un’avventura in cui si gode di un piacere peccaminoso, che non stravolge il concept originale, ma che fa uso di tutta l’esperienza che la software house ha accumulato in questi anni per espandere e migliorare praticamente ogni aspetto del predecessore, seppur abbassandone leggermente il livello di difficoltà . Non dubito che il gioco avrebbe tratto ampio beneficio da un livello di cura ancora superiore, ma per quel che riguarda gli elementi cardine, l’umorismo grottesco alla Tim Burton, la capacità di non prendersi mai troppo sul serio e di rompere la quarta parete,
Harvey’s New Eyes riesce a spiccare. Non me la sento di consigliare l’acquisto a tutti, ma se non avete problemi a scindere la vostra moralità dall’ambiente virtuale, sarete ricompensati da una delle avventure più divertenti di sempre.